PISA
Nikolaj Gumilëv 1910
Il sole brucia le alte mura
i tetti, le piazze e i mercati
Oh, marmo ambrato di Siena
e bianco-latteo di Carrara.
Sotto il cielo luminoso tutto tace;
È finito l’ultimo salmo,
i bambini tornano alle loro case
in abiti rossi dall’ultima messa.
Ma dove sono, cupi tuoni
dell’aurea pianura toscana
l’insaziabile passione di Sodoma
e il lamento affamato di Ugolino?
Ah, dei tormenti e delle delizie
non tengono conto i secoli – ma gli anni:
Ghibellini e Guelfi gli uni accanto agli altri
si sono assopiti nelle tombe con gli stemmi.
Tutto passa come un’ombra, ma il tempo
rimane, come prima, vendicativo
e il fardello scuro, passato,
continua a vivere nel presente.
Satana nel suo insopportabile splendore
strappatosi a un antico affresco,
si è chinato con l’abituale nostalgia
sulla pendente torre di Pisa.
PISA
Sergej Gorodeckij 1912
Sull’Arno indossata è di nuovo
la sacra veste di pietra. Sinuoso scorre
il fiume, Pisa giace
irreale, dimentica del corso degli anni.
Si ammassino pure affannosamente
gli uomini d’affari all’ombra delle colonne:
languiscono in sonno impenetrabile e lontano
le rive biancastre del fiume.
Lì sotto le mura, alla fine del viale,
un’accogliente piccola casa dorme silente.
Qui Galileo Galilei
Nacque, così una targa recita.
Lì nella piccola chiesa, le bandiere
quasi frusciano contro i giorni andati,
un sogno semplice di libertà
serbando nella lacera seta.
Lì la piazza, germoglio d’erba,
dove il marmo con il bronzo muto
dicono il racconto biblico più semplicemente
degli stessi versi.
Li il taciturno battistero
dando inizio al nono secolo
tutto misura con l’eco dei suoni
quando un uomo vi canta.
Li il campanile si inclinò,
per guardare oltre i confini della terra
come se avesse sognato un pianeta
dove i pesi possono pendere.
Ma solo le Apuane si vedono,
le campagne, il lido, la vite,
della pigra sonnacchiosa Toscana
tutta campo quieto.
[Traduzioni dal russo a cura di Antonella Magliocchi]
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