La storia della collezione Malkov ha inizio il 10 marzo del 1964, ovvero nel giorno in cui l’ingegnere David Ilič Malkov (Astrachan, 28 aprile 1913 – Mosca, 17 maggio 2010), andando al lavoro come ogni mattina, fu attratto da un annuncio pubblicato sulla Pravda che rilanciava un appello delle autorità italiane e che così recitava: “La famosa torre di Pisa, costruita nel XII secolo, appare in pericolo e l’Italia lancia l’allarme agli esperti di tutto il mondo perché salvino questo straordinario monumento architettonico”.
Ma Malkov non era un cittadino qualsiasi, ma un ingegnere edile che aveva lavorato per molti anni in diverse città sovietiche nel campo dei trasporti su rotaie. Nato ad Astrachan il 28 aprile 1913, David Ilič Malkov, ebreo di origine (Ilič è l’abbreviazione di Israilevič), aveva dunque già 51 anni, una moglie e due figli, quando capì che la sua vita da quel giorno sarebbe cambiata e avrebbe avuto un solo scopo: salvare la Torre di Pisa.
Da quel fatidico giorno cominciò infatti a trascorrere il suo tempo libero presso la biblioteca Lenin di Mosca per cercare di recuperare ogni notizia sul famoso monumento, dalla travagliata storia della sua costruzione (come noto interrotta e ripresa più volte) fino agli studi più recenti risalenti al Novecento. Dopo alcuni mesi di intensa attività di ricerca l’ingegnere elaborò un proprio progetto di stabilizzazione del monumento che si sarebbe distinto per la sua semplicità. Per bloccare la progressiva inclinazione del campanile, Malkov proponeva di collocare alla sua base tre travi a forma di boomerang che formassero una sorta di piedistallo interrato su cui la torre avrebbe scaricato il proprio peso. L’ingegnere disegnò lo schema su una pagina di quaderno che custodì in un cassetto in attesa di trovare un modo per farlo giungere in Italia. Ma in epoca di guerra fredda non era semplice avere relazioni con l’Occidente e Malkov capì che non avrebbe potuto visitare la città per compiere studi sul campo. L’unica strada percorribile era quella di rendere pubblico il progetto diffondendolo attraverso la stampa.
Infatti, a partire dal ’64 cominciarono ad apparire sui principali quotidiani sovietici articoli relativi al suo progetto. Quando le autorità italiane nel 1972 bandirono un concorso internazionale per il consolidamento della torre pendente, Malkov non riuscì a prendervi parte ufficialmente perché furono privilegiate le società e gli enti rispetto ai privati. Ma la sua frenetica attività non fu vana perché, anche se solo in via ufficiosa, il suo progetto giunse in Italia, come testimoniano i commenti apparsi su alcuni quotidiani italiani di quegli anni.
Il travagliato iter del progetto però non spense la passione che Malkov cominciava a nutrire per Pisa. Analizzando e studiando il materiale che si andava progressivamente accumulando nel suo modesto appartamento moscovita, egli capì ben presto che il suo interesse si spingeva al di là del progetto di stabilizzazione della torre, sino a investire la città toscana nel suo complesso.
Infatti, pur se all’inizio dette maggior spazio ai libri di architettura, di tecnica delle costruzioni e di meccanica dei suoli, ovvero a quegli argomenti la cui conoscenza era imprescindibile per effettuare uno studio approfondito del monumento, parallelamente cominciò ad acquisire qualsiasi documento che contenesse un sia pur minimo e marginale riferimento a Pisa.
Il vero motivo conduttore della collezione è dunque Pisa. Procedendo in questo modo per oltre trent’anni e impiegando ogni risorsa
finanziaria per l’acquisto di libri e per le ricerche, senza peraltro il timore di manifestare una così viva ammirazione per una città straniera in un sistema politico che non incoraggiava certo segni di apertura verso l’esterno, Malkov avrebbe messo insieme la più grande raccolta di libri su Pisa a livello mondiale, tanto da meritare nel 1993 l’ingresso nel Guinness Book of Records.
Una collezione da record
Nel 1993 la Collezione Malkov è entrata nel guinness dei primati (The Guinness Book of Records, 1993). A quel tempo essa consisteva di “soli” 5750 volumi e fu calcolato che se i libri fossero stati disposti l’uno sopra l’altro avrebbero raggiunto un’altezza di 54,5 metri, pari a quella della Torre di Pisa. Malkov ricevette la visita degli esperti che procedettero a misurare l’altezza dei libri negli scaffali decretando il raggiungimento del record.
Nel 1994 Malkov decise di donare la sua singolare collezione all’Università di Pisa. Superati gli inevitabili ostacoli burocratici connessi alla trasferimento del materiale, Malkov poté giungere in Italia e finalmente ammirare da vicino il celebre monumento che per tutta la vita aveva solo potuto immaginare.
Donazione
La donazione avviene nel 1994.
Malkov viene accolto in Rettorato dal prof. Mauro Aglietto e dal Rettore prof. Luciano Modica
La collezione
La collezione consta di quasi 4000 volumi e circa 2000 pezzi di materiale variamente riprodotto (fotocopie integrali o parziali di opere, trascrizioni manoscritte e dattiloscritte), centinaia di articoli di giornali e riviste di tutto il mondo e circa 1200 cartoline di Pisa risalenti ai primi anni del Novecento.
Si tratta di materiale rinvenuto e acquistato per la maggior parte a Mosca nei famosi bukinisty, ovvero nei negozi di libri di antiquariato, o fotocopiato nei più importanti archivi e biblioteche di Mosca e San Pietroburgo. La parte più consistente è costituita naturalmente da testi in lingua russa, ma nella collezione sono presenti testi in ben oltre 50 lingue, comprendenti non solo le lingue romanze e germaniche (italiano, francese, spagnolo, inglese, tedesco) ma anche tutte le lingue slave, baltiche, ugro-finniche, caucasiche, ecc.
La passione – quasi ossessione – di Malkov per Pisa era tale che bastava un minimo accenno al nome per ritenere un libro degno di essere acquisito. Per questo ne è risultata una raccolta assai eterogenea, in grado di tenere insieme testi su una grande varietà di argomenti.
Ciò non impedisce di individuare una serie di percorsi tematici che trovano collocazione in questa mostra.
Pisa, tappa del Grand Tour
Accanto alla presenza di numerosi testi di carattere storico e artistico dedicati alla storia della città di Pisa, con particolare riguardo al complesso monumentale di piazza del Duomo, la collezione ci mostra Pisa come tappa del Grand Tour, attraverso le testimonianze di scrittori, artisti, musicisti ed esponenti della cultura in viaggio in Italia che a Pisa soggiornarono per ragioni di lavoro o semplicemente perché attratti dalle sue bellezze e dalla mitezza del clima.
Questa sezione comprende alcune guide turistiche, appunti di viaggio e testi di carattere memorialistico-epistolare. La collezione, oltre a riportare le testimonianze di scrittori assai noti che soggiornarono a Pisa come i poeti romantici inglesi Lord Byron e P.B. Shelley o il nostro Giacomo Leopardi, già ampiamente analizzate dagli studiosi, offre una quantità davvero notevole di materiale meno esplorato che ci permette di ricostruire la presenza in città dei viaggiatori russi. Sotto questo aspetto si può andare anche al di
là di una semplice raccolta di impressioni di viaggio, perché vi sono documenti che testimoniano l’importanza di Pisa e della Toscana nelle relazioni diplomatiche con la Moscovia a partire dal ‘600, come si può leggere nel racconto del conte Michail Buturlin relativo all’Ambasceria inviata al Granduca di Toscana dallo zar Aleksej Michajlovič.
L’interesse per la città cresce nel Settecento, come è attestato dalla presenza dello scrittore Denis Fonvizin – che a dire il vero non espresse giudizi troppo lusinghieri su Pisa – e di esponenti della nobiltà russa, come Ekaterina Romanovna Daškova uno dei più eminenti personaggi della seconda metà del Settecento, fondatrice dell’Accademia Russa, che visitò Pisa nel 1781 e che descrisse il Gioco del Ponte, o ancora la cosiddetta principessa Tarakanova, personaggio dall’identità ambigua, che si spacciava per la figlia dell’imperatrice Elisaveta Petrovna e giunse a Pisa proprio nel tentativo di sfuggire alla cattura di quest’ultima, la quale, temendo aspirazioni al trono di Russia, aveva messo sulle sue tracce il conte Aleksej Orlov. Una vicenda mai del tutto chiarita, intrecciata di storia e leggenda, su cui è fiorita in Russia una ricca letteratura ampiamente documentata nella collezione.
Ma è nell’epoca del Romanticismo che l’attrazione per Pisa tra i viaggiatori russi raggiunge il suo culmine, evidentemente favorito da una più profonda conoscenza dell’Italia e dell’arte italiana in Russia. Così, accanto agli scrittori, troviamo artisti di ogni genere, come il pittore Sil’vestr Ščedrin, che ha lasciato delle lettere sul suo soggiorno a Pisa, o il musicista Aleksandr Borodin, che giunse in città con la compagna Ekaterina Sergeevna Protopopova, cagionevole di salute e perciò in cerca di una città dal clima mite. La coppia trascorse a Pisa quasi un anno, durante il quale Borodin riuscì a conciliare la passione per la musica con quella per la chimica. Lavorò infatti nel laboratorio dei chimici De Luca e Tassinari e, dopo aver superato i primi ostacoli linguistici, ebbe anche l’opportunità di partecipare a dei concerti amatoriali e ad esibirsi con l’orchestra del Teatro di Pisa come violoncellista. A Borodin è dedicata una via a Pisa.
Oltre a Borodin, è attestata la presenza di Petr Ilič Čajkovskij, Nikolaj Rimskij-Korsakov, Sergej Rachmaninov, secondo una tradizione che si consolida nel ‘900 con la presenza di Aleksandr Blok, Anna Achmatova, Marina Cvetaeva, quest’ultima giunta appositamente con il padre per visitare il Camposanto, e ancora di Maksim Gorkij, Boris Pasternak, Anatolij Lunačarskij, autore di una lunga descrizione dei monumenti di Piazza dei Miracoli, del pittore Pavel Korin e molti altri.
Testi letterari ambientati a Pisa
Lo studio dei documenti ha rivelato la presenza di vari testi in parte o del tutto ambientati a Pisa (La maschera gialla di Wilkie Collins, Daniella di George Sand, Monna Vanna di Maurice Maeterlinck, Il tratto di Apelle di Boris Pasternak, per citarne solo alcuni) o ispirati dalla nostra città: la collezione Malkov ci ha permesso ad esempio di scoprire due poesie dedicate a Pisa, scritte da due poeti acmeisti, Sergej Gorodeckij e Nikolaj Gumilëv. Una menzione particolare merita un testo pressoché sconosciuto in Italia, il romanzo
The Gadfly di Ethel Lilian Vojnič, scrittrice inglese di origine russa, la cui azione si svolge a Pisa negli anni ‘30-’40 dell’Ottocento negli ambienti rivoluzionari della Giovine Italia. Un romanzo che Malkov ha raccolto in ben 17 esemplari in varie lingue poiché ebbe una grande importanza nella Russia pre-rivoluzionaria come manifesto di libertà e democrazia contro l’oppressione del potere autocratico.
Volumi dedicati ad arte e architettura
Di rilievo sono anche diversi volumi di arte e architettura, alcuni dei quali pubblicati a inizi Novecento come C. Cameron, Le Terme romane, 1939; V. Giacintova, Il Rinascimento della scultura italiana nelle opere di Niccolò Pisano, 1900; A.V. Bunin, M.G. Kruglova, La costruzione architettonica delle città, 1940.
Un testo di Brežnev
Il testo assolutamente più curioso è Vozroždenie (Rinascita) di Leonid Brežnev. Si tratta di un classico esempio di realismo socialista, un’opera priva di qualsiasi valore letterario che inneggiava alla grandezza dell’Unione Sovietica e alla sua capacità produttiva. Pisa compare come citazione in un solo brano, mentre si parla di un altoforno incandescente che pende come la torre di Pisa. È bastata questa citazione per far sì che Malkov raccogliesse ben in 12 edizioni in russo e in varie edizioni in ben 34 lingue.
Opere sugli scienziati attivi a Pisa e in Toscana
Infine un cenno a un’altra sezione importante della collezione, quella dedicata alle tradizioni matematiche e scientifiche di Pisa testimoniate dai vari esemplari delle opere di Leonardo Fibonacci, autore del Liber abaci, o di Luca Pacioli, per passare alla straordinaria quantità di materiale su Galileo, che include delle rare monografie in russo pubblicate tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, oltre a un’ampia serie di manuali di carattere divulgativo destinati agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.
Questo è in linea con la presenza di numerose opere su Enrico Fermi, quasi a voler suggellare una sorta di legame ideale tra passato e presente.
Una tradizione, quella scientifica pisana, che è manifestata anche dai documenti che fanno riferimento all’attività dell’Università, di cui vogliamo ricordare una copia dell’Annuario della R. Università di Pisa per l’anno accademico 1931-32, pubblicato a Pisa presso lo Stabilimento V. Lischi e figli nel 1932, che Malkov riuscì a fotocopiare presso la Biblioteca Lenin di Mosca. Sono dunque tanti gli spunti di ricerca e approfondimento che la collezione può offrire agli appassionati di letteratura, arte, storia, scienza che abbiano un particolare legame con la città di Pisa.
La collezione Malkov
La collezione è completamente catalogata ed è consultabile sul catalogo OneSearch dell’Università di Pisa.